Legge fallimentare: una breve analisi.
Quando viene dichiarato il fallimento di una società, a questa si applica la disciplina della c.d. legge fallimentare ( l. 267/1942 ).
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Cos’è la legge fallimentare?
Essa è una procedura concorsuale liquidatoria. Il suo obbiettivo è quello di terminare i rapporti con i terzi, che la società aveva iniziato e non aveva concluso al momento della dichiarazione del fallimento. I presupposti per la sua applicazione sono: essere imprenditore commerciale ( presupposto soggettivo ) ed essere in stato di insolvenza ( presupposto oggettivo ).
Presupposto soggettivo: imprenditore commerciale.
Per essere definito imprenditore commerciale bisogna leggere la definizione data dal nostro ordinamento. Ai sensi dell’articolo 2195 c.c. sono imprenditori “i soggetti che si occupano della produzione di beni e servizi, dell’intermediazione nello scambio di beni, del trasporto, di attività bancaria o assicurativa e di attività ausiliarie a queste”. È da specificare che non rientrano nella categoria le imprese agricole, le quali non sono “commerciali” per definizione.
Presupposto oggettivo: lo stato di insolvenza.
Ultimo requisito per l’applicazione della legge fallimentare è che l’imprenditore si trovi in stato di insolvenza. Lo stato di insolvenza è definibile come situazione in cui, con gli inadempimenti o altri fattori esteriori, il debitori dimostri l’incapacità di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni. Importante è che tale incapacità non sia né transitoria né momentanea.
Chi può impugnare la sentenza dichiarativa di fallimento?
Ai sensi dell’art. 18 l. fall. spetta al debitore e a qualsiasi interessato impugnare la sentenza dichiarativa di fallimento. Con una recente pronuncia ( ordinanza n. 7190/19, depositata il 13 marzo ), la Cassazione ha specificato che anche l’amministratore della società ha il diritto di impugnare la sentenza dichiarativa.
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